Lo <spirito da grandi> evocato nel titolo è il centro di uno spettacolo che ogni anno riempie gli occhi e il cuore di migliaia di giovani, provenienti da ogni parte della provincia. Nemmeno questa edizione della festa dei Cresimandi ha tradito le attese, con il tutto esaurito al PalaPanini, oltre 5mila persone presenti tra ragazzi, educatori, capi scout e genitori. Tantissime parrocchie hanno risposto presente all’invito dell’Ufficio catechistico diocesano, che in collaborazione con l’Azione Cattolica, l’Agesci e il Centro Sportivo Italiano e con la <regia> di don Luca Palazzi, ha organizzato il tradizionale appuntamento, arrivato ad oltre trenta edizioni. Momento centrale della festa sono state le parole del vescovo Castellucci, che si è rivolto ai cresimandi cercando di spiegare l’amore, prendendo a prestito le definizioni di cinque bambini: <L’amore è la prima cosa che sentiamo quando veniamo al mondo, è completare qualcosa che altri non riescono a finire. L’amore non cerca contraccambio, non si vendica perché amare significa anche perdonare. E ricordatevi: non bisogna dire ti amo se non è vero, ma se è vero bisogna dirlo tante volte, perché l’amore si dimentica>. Un messaggio breve ed efficace, al pari di quello lanciato ai genitori, attraverso le parole di Gesù e dei bambini: <Gesù ha detto che a chi è come un bambino appartiene il regno dei cieli, facendo il contrario di quello che di solito facciamo noi grandi, quando diciamo ai bambini: “devi diventare grande, devi esser come quel calciatore, quell’attore, quella modella”. Gesù ha detto l’esatto contrario, cioè a noi grandi ha detto che dobbiamo diventare piccoli>. Il pastore di Modena-Nonantola ha riportato alcune risposte di bambini su cosa fosse per loro diventare grandi e ha commentato: <La semplicità che traspare dai messaggi di questi bambini – spiega Castellucci – ci fa capire perché Gesù ci ha chiesto di tornare bambini. Il bambino è immediato e diretto, il bambino si deve affidare, ha bisogno di essere amato, ed è questa la cosa più importante nella vita: essere amati e amare. Il messaggio che mando a voi genitori è questo: se anche vostro figlio da grande non diventerà un atleta, o vostra figlia non sarà una modella, se non sarà sempre connesso e magari non prenderà la laurea, la cosa più importante è che i vostri figli sentano di essere amati>. Le parole del vescovo sono arrivate al culmine di uno show coinvolgente, con la colonna sonora dell’Acr Stra Band e i tanti personaggi che hanno riempito il parquet dal Palazzetto dello Sport, dal presentatore ai trampolieri, dall’ispettore al clown, mentre i giovani divisi per colore in base alla zona di provenienza (il giallo per la montagna, il rosso della città, il blu della bassa e il verde della pedemontana) assistevano entusiasti dalle tribune. L’indagine dell’ispettore capo dell’Ufficio Cresime, volta a stabilire se i ragazzi fossero pronti a ricevere il sacramento della Confermazione, ha aperto lo spettacolo, ma è stato da subito chiaro che i parametri presi in considerazione erano del tutto sballati. <Una persona è grande se si veste all’ultima moda, se è sempre di corsa, se è il più bravo a scuola e nello sport, se è sempre connessa e ha tanti contatti> ha spiegato l’ispettore, prima di incontrare il vescovo e decretare: <Quest’anno è inutile fare le cresime, perché in tutta la diocesi non c’è un solo ragazzo pronto. Avete fallito su tutta la linea!>. Nella risposta di Castellucci il senso dell’incontro: <C’è qualcuno che può venire in nostro aiuto, qualcuno sul quale possiamo sempre contare>. Dopo l’ingresso del crocifisso, il vescovo ha introdotto il brano del Vangelo (Gv 15, 9-17) dal quale i presenti hanno potuto ascoltare i comandamento dell’amore lasciato da Gesù ai suoi discepoli. Dopo aver licenziato l’ispettore, Castellucci ha rassicurato i presenti nel caso in cui altri ostacoli intralcino il loro percorso di fede: <Il Signore non ci lascia soli – ha risposto il presule –, ci manda il suo Spirito. Lo Spirito è la forza che ci aiuterà a rispondere ai nostri dubbi e a diventare grandi>. Come ogni anno, la festa dei Cresimandi ha avuto anche un risvolto benefico. Ogni gruppo, infatti, ha portato qualcosa da condividere: dalla montagna hanno portato l’olio, dalla città è arrivata la pasta, cibo in scatola dalla pedemontana, salame o formaggio grana dalla Bassa. Con una gioiosa invasione di campo, i prodotti sono stati portati sul parquet del PalaPanini. Gli alimenti sono stati poi consegnati alla Caritas diocesana e a Porta Aperta, per progetti di aiuto a persone in condizioni di fragilità.