La natura non cambia mai bruscamente i suoi “atteggiamenti”, si trasforma sempre in modo lento e graduale: ogni stagione saluta senza fretta quella che l’ha preceduta, ama poi intrattenersi con l’altra, che prenderà il suo posto.
Così le labbra calde dell’estate baciano la fronte dell’ autunno e rendono più dolce la sua malinconia; invece l’ inverno indugia con le sue mani bianche sui fianchi della giovane primavera, l’ accarezza e prima dell’addio, le porge in dono qualche fiocco tardivo e un velo leggero di bruma.
Anche le fasi del buio e della luce, che si fondono uno nell’ altra, s’abbracciano a lungo. Il buio conquista la trasparenza dell’ aria diffondendosi in lei come inchiostro, instillato in un bicchiere d’ acqua limpida. invece la notte si colora piano dentro al chiarore dell’alba, lasciando agli occhi il tempo di colmarsi di sole senza soffrire.
Il ghiaccio e la neve ridiventano fluidi camminando lenti sul sentiero del tempo. come l’acqua ciarliera, che prima corre frettolosa nei torrenti e cade spumosa dalle cascate e poi, quando il freddo sussurra,
lei s’ azzittisce e, strisciando sempre più piano, si ferma incantata nella vetrosa magia del gelo. Le gocce di pioggia nel freddo rallentano, diventano bianche e leggere, cadono silenziose fioccando dolcemente.
Tutto è lento, graduale, quasi che ogni elemento, ogni creazione, ogni cambiamento debba, in qualche modo, avere il tempo per costruire la sua perfezione.
Giancarlo Ferron,I segreti del bosco